26 gennaio 2011

IERI NELL’UNIVERSITA’, OGGI A MIRAFIORI, DOMANI OVUNQUE

Nessun futuro per ciascuno, senza i diritti di tutti


La vertenza Fiat-Mirafiori è il segno più evidente del percorso di smantellamento e distruzione del sistema delle relazioni sindacali che, nel quadro generale di crisi economica e produttiva, mina alla base le possibilità di sviluppo futuro del Paese, e quindi la ripresa degli investimenti anche in formazione, ricerca e innovazione. Dopo aver compromesso la possibilità di progressione sociale attraverso lo studio per intere generazioni di studenti e ricercatori universitari, dopo aver svuotato l’autonomia e la libertà della ricerca e logorato la scuola e l’Università pubblica con tagli e “riforme” scellerate, il Governo appoggia la dirigenza FIAT nella cancellazione dei diritti sindacali. La lotta degli operai e della Fiom rappresenta la difesa coerente di un modello sindacale, conquistato con anni di lotte, che ha alla base: il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, lo statuto dei lavoratori e la rappresentanza democraticamente eletta. Non si tratta perciò di una questione che riguarda soltanto il settore metalmeccanico, ma che abbraccia l’intero sistema sociale ed economico italiano. Noi precari dell’Università conosciamo bene le fragilità di una condizione di lavoro sganciata dal sistema collettivo di tutele dei diritti dei lavoratori, priva di rappresentanza sindacale ma ricca di contratti, uno per ciascuno, che scadono e poi, forse, si rinnovano nell’ambito di relazioni lavorative a carattere individuale, in cui a dire l’ultima parola non è certo la parte più debole (cioè il lavoratore, solo di fronte alla controparte datoriale). Noi precari dell’Università vediamo con chiarezza nel Referendum proposto dalla FIAT ai lavoratori di Mirafiori il tentativo di affermare la modalità “una testa, un contratto, un destino” che è alla base della ricattabilità e della precarietà dei lavoratori nel mercato del lavoro, quale condizione strutturale e sistematica, e non più transitoria ed eccezionale, così come abbiamo imparato a conoscerla nelle Università e nelle scuole.

 

  • Votare NO al Referendum è necessario per contrastare quella logica ricattatoria secondo la quale gli investimenti produttivi sono legati alla cancellazione della libera rappresentanza sindacale.
  • Scegliere NO significa difendere la democrazia nei posti di lavoro e contrastare condizioni contrattuali che offendono la dignità degli operai e dei lavoratori tutti.
  • Sostenere il NO serve a dimostrare che la rinuncia ad innovare produzione e modi di produrre è, e deve essere sempre considerato, un investimento a perdere e non viceversa.

 

In realtà, si tratta dell’introduzione di un modello neo-corporativo di relazioni sindacali, smerciato come un brutto accordo da accettare in una fase di crisi, per poi “rifarsi” quando arriveranno tempi migliori. Di fatto è invece un’iniziativa guidata, non da un piano industriale di innovazione e rilancio dell’azienda (annunciato, ma mai illustrato nel dettaglio), ma da logiche finanziarie che tendono a massimizzarne i rendimenti azionari nel breve termine, con vantaggi per la proprietà, il management e gli istituti di credito finanziatori, e che non garantiscono in nessun modo il permanere degli investimenti nel nostro Paese per gli anni a venire.

Da ultimo ma non meno importante, il “modello Mirafiori” lede tre diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: il diritto di sciopero, il diritto di rappresentanza democratica, il diritto alla salute.

 

Noi precari dell’Università del Coordinamento Nazionale FLC CGIL ci schieriamo a difesa dei diritti fondamentali di cittadini e lavoratori, di chi li ha ancora e di quelli che ancora ne devono godere, e il 28 Gennaio 2010 saremo a Torino – oltre che in tutte le piazze del Paese – per manifestare a fianco degli operai della FIAT, insieme agli studenti delle scuole e delle Università.

Tuttavia, questa solidarietà non sarà sufficiente se non accompagnata da scelte determinate a difesa di tutti i lavoratori. Auspichiamo, quindi, che la segreteria nazionale FLC CGIL si faccia promotrice, insieme con la FIOM, presso la segreteria confederale Cgil, della necessità di proclamare uno sciopero generale.

 

Roma, 14 Gennaio 2010

 

Coordinamento Nazionale Precari Università FLC-CGIL

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28 gennaio Politecnico e Università di Torino scioperano con i metalmeccanici

26 gennaio 2011

Il prossimo 28 gennaio si terrà lo sciopero generale dei
metalmeccanici, a cui hanno aderito anche le RSU
dell’Università e del Politecnico di Torino.

Uno sciopero per niente rituale. Non per semplice
solidarietà verso “altri”, ma per difendere i nostri
diritti e il nostro futuro. Infatti il modello Marchionne
ha l’ambizione di diventare il “nuovo” paradigma generale
di gestione della crisi.

Non parla solo agli operai Fiat ma a tutto il mondo del
lavoro. Ai giovani che ancora ne stanno fuori. Facendo
sempre più sfumare i confini e le differenze tra lavoro
garantito e precario. Perché nessuno, ma proprio nessuno,
può più sentirsi garantito!

Quanti sono già pronti – sia nelle aziende private che
nelle amministrazioni pubbliche – a imitare mister
maglioncino? E non è forse questa la strada intrapresa dai
poteri forti economici e finanziari, per far pagare a noi
la loro crisi?

Nel Pubblico Impiego già Brunetta nei fatti ha svuotato la
contrattazione (le due fasce di differenziazione e una
terza a zero salario accessorio), riduzione del salario
durante la malattia e prolungamento delle fasce di
reperibilità. E oggi viene negata anche la ri-elezione
delle RSU, scadute da novembre 2010. Tremonti, poi, ha
bloccato per 4 anni i rinnovi contrattuali. E intanto
cresce l’arroganza di molte amministrazioni.

La straordinaria risposta operaia (superiore a qualsiasi
previsione!) al ricatto/referendum di Mirafiori è un atto
di resistenza e dignità per niente scontato che dice a
tutti e tutte che ci si può opporre alla volontà di
comando assoluto dell’impresa e alla cancellazione dei
diritti collettivi.

La resistenza degli operai di Mirafiori e Pomigliano è un
primo passo ma dipende anche da noi se potrà andare
avanti. Aprendo una nuova stagione di lotta generale.
Ampliando a tutte le categorie la mobilitazione.
Costruendo la più vasta opposizione sociale. Uno spazio
comune di azione che vede insieme lavoratori e studenti,
precari, disoccupati, lavoratori colpiti dalla crisi,
cittadini e cittadine che si battono per la difesa dei
beni comuni e del territorio. Una nuova ricomposizione
sociale indispensabile per non farci scaricare addosso i
costi della crisi e, al tempo stesso, ri-costruire insieme
un’alternativa al disastro economico e sociale,
dell’ambiente, che è di fronte a noi.

Per questo come RSU il 28 gennaio abbiamo indetto 4 ore di
sciopero (le prime quattro ad inizio turno).

Per questo chiediamo la più ampia partecipazione allo
sciopero e, ancora di più, alla manifestazione. A fianco
dei metalmeccanici, con gli studenti e tutta l’opposizione
sociale.

RSU Politecnico di Torino

RSU Università degli Studi di Torino


Roma, 17 Ottobre 2010. “Uniti contro la crisi”: assemblea nazionale movimenti e lotte sociali.

19 ottobre 2010

Domenica 17 Ottobre 2010 tutti i soggetti sociali e politici oggi “in movimento” si sono dati appuntamento a La Sapienza rispondendo all’appello “Uniti contro la crisi” lanciato qualche settimana fa dalle pagine de il manifesto.

All’assemblea ha partecipato una delegazione del Coordinamento Nazionale Precari dell’Università Flc-Cgil ed è intervenuto il coordinatore, già firmatario dell’appello, per testimoniare ancora una volta quanto e come i ricercatori precari possono contribuire al progetto di una reazione, comune e condivisa, a tutti quei provvedimenti del Governo che, invece di sostenerli collettivamente, abbandonano i lavoratori e i cittadini “soli sotto la crisi”, colpendoli due volte.

Non si tratta, però, solo di battaglie di testimonianza da condividere. L’assemblea del 17 Ottobre segna, a nostro avviso, un punto di cesura importante rispetto al nostro percorso politico: il passaggio dalla dimensione della consapevolezza e della solidarietà a quella delle posizioni e delle azioni cui anche altri possono attingere e guardare. L’esperienza dei ricercatori precari ha oggi la forma di un serbatoio e anche quella di un vettore. Chi ha parlato di precari della ricerca e della didattica il 17 Ottobre davanti ad una platea composita ed eterogenea lo ha fatto sottolineando come la condizione dei tanti ricercatori e docenti “usa e getta” delle università italiane coincida, anticipandola, con quella dei tanti lavoratori oggi impegnati  a difendere  i propri diritti. La frammentazione e la riduzione delle relazioni e dei conflitti alla dimensione individuale appartengono già al mondo del lavoro precario dentro le università. Chi diritti da difendere non ne ha rappresenta, fisicamente prima che politicamente, l’anello di congiunzione tra le lotte dei lavoratori “a rischio” e quelle dei lavoratori “senza”, tra i cittadini solo consapevoli e quelli anche militanti, tra chi teme per il proprio presente e chi preme per il proprio futuro.

A tutti loro i ricercatori precari che oggi lavorano gratis, senza diritti e senza tutele – incarnando il “sogno di Marchionne” – possono parlare di democrazia, dignità e bene comune e continueranno a farlo insieme ai Precari della Scuola a Napoli alla manifestazione nazionale del 30 Ottobre 2010, a fianco degli studenti universitari e medi il 17 Novembre 2010 in tutti gli atenei e in tutte le città, con la CGIL alla manifestazione nazionale a Roma il 27 Novembre 2010.

Leggi il documento finale dell’Assemblea nazionale movimenti e lotte sociali “Uniti contro la crisi”


Roma 16 Ottobre 2010. I ricercatori precari con la Fiom: “Niente merito senza diritti”

19 ottobre 2010

Il 16 Ottobre 2010 i ricercatori precari erano a Roma a manifestare insieme ai metalmeccanici della Fiom impegnati a difendere i diritti di tutti i lavoratori e a fianco degli studenti e dei docenti delle università italiane impegnati a difendere il “Sapere” come bene comune.

Enrico Natalizio, ricercatore precario dell’UniCAL, Cosenza, è intervenuto dal palco di Piazza San Giovanni per ricordare a tutti i partecipanti che i ricercatori precari sostengono il peso del funzionamento delle università, lavorando già senza diritti.




DDL Gelmini sull’Università: il rinvio della discussione è una vittoria ma adesso bisogna rilanciare

19 ottobre 2010

Roma, 14 Ottobre 2010

Care compagne e cari compagni,

il presidio di questa mattina a Montecitorio, promosso dalla FLC, è diventato una grande manifestazione di tutte le sigle della docenza, dei ricercatori strutturati e precari e di tutti i gruppi studenteschi. Per le caratteristiche della partecipazione e per le parole d’ordine emerse negli interventi, possiamo dire che la giornata di oggi rappresenta la base per un rilancio dell’iniziativa. Come sapete la discussione sul DDL Gelmini è stata rinviata a dopo l’approvazione della legge finanziaria. La ragione di questo rinvio è la mancanza pressoché totale della copertura finanziaria dell’emendamento (proposto dalla maggioranza) che prevede l’istituzione di un fondo finalizzato alla copertura di 9000 posti nel periodo 2011−2016 da professore associato destinati agli attuali ricercatori. Si trattava del tentativo esplicito di spaccare il fronte della protesta ma neanche questo gli è riuscito. Come abbiamo sempre detto questa legge è fatta per tagliare ulteriormente le risorse e quindi non poteva prevedere oneri aggiuntivi.

Il dirimente parere negativo questa volta è stato espresso nientedimeno che dal Ministero del Tesoro, che ha praticamente bollato come vane le promesse fatte dal Ministro Gelmini a una parte di tutti quelli che in questi mesi si sono fermamente opposti all’approvazione dello sciagurato disegno di legge. L’ultimo sigillo è stato apposto dalla commissione Bilancio della camera che ha preferito rinviare definitivamente la discussione. E’ evidente che la protesta dei ricercatori, fondata sulla indisponibilità alla didattica aggiuntiva, ha avuto un ruolo determinante ma altrettanto importante è stato l’ impegno costante della nostra organizzazione finalizzato a costruire una vera coesione tra le diverse componenti e a promuovere la mobilitazione. Ciò ha consentito di evitare la corporativizzazione delle rivendicazioni. Le assemblee organizzate nelle ultime settimane insieme agli studenti e ai ricercatori strutturati e precari (ultima quella di Bologna) hanno avuto un ruolo importante nella costruzione di un fronte di lotta unitario.

A questo punto la vittoria di oggi, per molti insperata, dovrà essere capitalizzata attraverso una nuova e più intensa campagna di assemblee in tutti gli atenei.

L’obiettivo principale è recuperare le risorse scippate con la legge 133 legandole ad un nuovo discorso pubblico sull’università. Il DDL può e deve essere ritirato. L’università può e deve essere riformata a partire da un confronto vero con tutte le sue componenti.

Francesco Sinopoli


Bologna dixit: il 14 ottobre ricercatori precari pronti ad assediare il Parlamento

11 ottobre 2010

All’assemblea nazionale dell’8 Ottobre 2010 a Bologna i ricercatori precari sono arrivati da 27 atenei – Bologna, Roma La Sapienza, Milano Bicocca, Politecnico di Torino, Parma, Catania, Pisa, Padova, Palermo, Ancona, Ferrara, Siena, Roma Tor Vergata, Cagliari, Bergamo, Cosenza-Università della Calabria, Napoli, Venezia Ca’ Foscari e IUAV, Politecnico di Milano, Urbino, Politecnico di Milano , Ferrara, Modena e Reggio, Roma TorVergata,Torino, Statale di Milano, Firenze – e hanno costituito il Coordinamento dei Precari della Ricerca e della Docenza – Università, C.P.U.

Il documento finale, a seguire,  sintetizza a fatica il dibattito su alcune questioni cruciali – qual è l’identità specifica dei ricercatori precari come soggetto politico; quali i caratteri distintivi del precariato universitario rispetto al precariato tout court; quali le azioni necessarie e possibili in difesa dei diritti e a tutela delle opportunità – e lancia, insieme alle reti degli studenti universitari e dei ricercatori strutturati,  alcune proposte di mobilitazione precise:

l’assedio a Montecitorio, e in simultanea in tutti i Rettorati negli atenei, per il 14 Ottobre 2010 durante la prima discussione in aula del disegno di legge sulla riforma universitaria;

la partecipazione al corteo della FIOM con un proprio spezzone “precario” a fianco della scuola e degli studenti per il 16 Ottobre 2010 a Roma;

la partecipazione all’assemblea indetta dalle reti degli studenti universitari a La Sapienza a Roma per il 17 Ottobre 2010.

***

DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA DELLE UNIVERSITA’
Bologna, 8 ottobre 2010

Noi, lavoratori precari della ricerca e della didattica, vogliamo portare l’attenzione pubblica sulle difficili condizioni di lavoro nelle università italiane. Da anni svolgiamo attività di ricerca e di insegnamento sottopagate e senza diritti che contribuiscono in modo determinante al funzionamento degli atenei, eppure nelle proposte di legge, sulla stampa, nelle politiche d’ateneo, restiamo sempre dei fantasmi mai ufficialmente riconosciuti.
Diritto allo studio, diritto al lavoro, pari opportunità tra i sessi, libertà di insegnamento e di apprendimento: questa è l’università che vogliamo. Siamo convinti che l’università debba riformarsi democraticamente e dal basso, per offrire alla società italiana didattica di qualità, ricerca talentuosa ed un ruolo di costante e autonomo osservatorio critico. Vogliamo un’università che non crei fratture sociali o territoriali tra studenti e lavoratori, che non sfrutti il lavoro con contratti umilianti e privi di tutele, che non offra alle nuove generazioni come scelta unica il precariato a vita.

Le politiche del governo e la presunta “riforma” dell’università vanno in direzione opposta:
• intere generazioni di precari universitari vengono semplicemente cancellate dalla prevista abolizione della figura del ricercatore a tempo indeterminato e la sua sostituzione con contratti a tempo privi di garanzie, ben lontani dalla propagandata “tenure track”;
• decine di migliaia di noi sono a rischio di non poter proseguire i propri rapporti di lavoro a causa degli inaccettabili limiti temporali e anagrafici per assegnisti e ricercatori TD e dei tagli (1 miliardo e 350 milioni di euro) che stanno devastando l’università italiana; già nei mesi passati svariate migliaia di collaboratori, co.co.co e docenti a contratto sono stati epurati per mancanza di fondi e lasciati privi di ammortizzatori sociali;
• attraverso l’istituzione del rettore-padrone e l’introduzione dei privati nei CdA vengono indebolite le strutture democratiche d’ateneo;
• si concede al Ministero dell’Economia una delega in bianco per la valutazione e il finanziamento degli atenei;
• si trasforma il diritto allo studio in indebitamento preventivo degli studenti, aggravando le disuguaglianze sociali e territoriali.

Non è un caso che il DdL Gelmini sia sostenuto dalla CRUI, associazione privata che riunisce le componenti accademiche maggiormente responsabili delle tante distorsioni dell’università attuale.
Noi chiediamo una vera riforma dell’università che comprenda inscindibilmente i seguenti 5 punti, già articolati nel documento introduttivo dell’assemblea:

• un contratto unico pre-ruolo di ricerca e didattica, di durata almeno biennale e senza limiti di rinnovo, in sostituzione dell’attuale giungla di contratti precari 

• l’introduzione di un ruolo unico della docenza articolato in 3 livelli

• il rilancio del reclutamento, attraverso concorsi, per nuove posizioni di ricerca e docenza a tempo indeterminato
• l’adeguamento dell’età pensionabile dei docenti universitari allo standard europeo di 65 anni anche al fine di recuperare risorse esclusivamente per il reclutamento 

• l’introduzione di un sistema di welfare e tutele sociali per tutti i precari

Il DdL Gelmini si inserisce in un disegno di restaurazione della nostra società, basato sullo sfruttamento del lavoro precario e non tutelato, sul quale vengono scaricati i costi delle crisi. Per questo ci sentiamo accomunati ai lavoratori precari “scaduti”, ai precari della scuola e ai precari del pubblico impiego che nel 2011 subiranno i tagli imposti dall’ultima manovra economica, così come ai lavoratori in cassa integrazione e mobilità, e a tutti i lavoratori a rischio di licenziamento. Allo stesso modo ci sentiamo vicini al movimento studentesco, che proprio in questa giornata sta manifestando massicciamente in oltre 80 città italiane.

PER DOTARCI DI UNA NOSTRA SOGGETTIVITÀ, PER SOSTENERE CON MAGGIORE FORZA LE NOSTRE RICHIESTE, PER COORDINARE LE NOSTRE INIZIATIVE NAZIONALI E LOCALI, ABBIAMO DECISO DI DARE VITA AD UNA STRUTTURA DI COORDINAMENTO, SOTTO LA SIGLA COORDINAMENTO DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA – UNIVERSITA’, C.P.U.

Come prime decisioni del nostro coordinamento,
aderiamo:
– al presidio di protesta contro il DdL Gelmini indetto per il 14 ottobre a Montecitorio, invitando coloro che non potranno essere presenti a Roma ad organizzare sit-in presso i rettorati, da realizzare in accordo con tutte le componenti universitarie a partire dagli studenti;
– al corteo della FIOM del 16 ottobre, dove saremo presenti insieme a studenti e lavoratori dell’università e della scuola con uno spezzone di precari della ricerca e della didattica;
– all’assemblea indetta dalle realtà studentesche romane per il 17 ottobre.

chiediamo con urgenza:
– l’abolizione dei limiti temporali e anagrafici di accesso e di rinnovo per i contratti precari universitari;
– lo sblocco del turnover e il recupero delle posizioni già perse a causa del blocco;
– la cancellazione delle tasse per i dottorandi senza borsa e lo stanziamento di maggiori risorse per le borse di dottorato;
– che le università smettano di versare le quote associative alla CRUI, corrispondenti ad oltre 1,5 milioni di €uro annui provenienti dai propri bilanci, in quanto la ”associazione CRUI” ha cessato definitivamente di rappresentare gli interessi dell’università pubblica; le somme recuperate dovrebbero essere utilizzate per il rifinanziamento dei servizi d’ateneo tagliati a causa delle difficoltà economiche degli ultimi;
– a tutti gli organi di governo degli atenei di pronunciarsi contro il DdL Gelmini e contro il sostegno della CRUI a questo provvedimento;
– a tutti i rettori e presidi di non bandire contratti esterni per sostituire i ricercatori strutturati indisponibili.

ci proponiamo:
– di rifiutare e condannare ogni forma di lavoro gratuito o a retribuzione simbolica e di sensibilizzare i colleghi precari verso questa importante posizione di principio ed efficace forma di protesta;
– di costruire iniziative locali contro il DdL Gelmini, per rivendicare il nostro diritto ad essere rappresentati negli atenei e per sostenere piattaforme rivendicative mirate a migliorare la nostra condizione di lavoro e di vita;
– di coordinarci con i precari della scuola per proporre e realizzare insieme una giornata di mobilitazione nazionale contro i tagli all’istruzione e contro il progetto governativo di smantellamento dell’istruzione pubblica.


Bologna calling. 8 Ottobre 2010 Assemblea nazionale dei precari dell’università

29 settembre 2010

I Precari della Ricerca e della Docenza delle Università italiane esprimono tutta la loro contrarietà rispetto ai contenuti  della conferenza stampa tenuta il 22 Settembre 2010 dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e da quello dell’Economia, e rilevano che:

  • il ricatto esplicitamente formulato “prima la riforma e poi i soldi” è inaccettabile, perché la presunta “riforma” altro non è che un gigantesco progetto di smantellamento dell’università pubblica, che peggiorerà la qualità della didattica, cancellerà l’autonomia della ricerca scientifica, impedirà l’accesso ai ricercatori precari ed alle nuove generazioni e imporrà tasse sempre più alte agli studenti, selezionando per censo l’ingresso all’università e privando fasce consistenti della popolazione, in particolare molti tra i giovani delle regioni meridionali, del diritto ad un’istruzione di qualità;
  • l’imposizione al Parlamento dell’approvazione in tempi rapidissimi della riforma (alla Camera il 5 ottobre) si configura come l’ennesima forzatura di una maggioranza che non intende prestare il minimo ascolto ai soggetti interessati dal provvedimento;
  • i ministri hanno chiarito che per molti anni non ci saranno nuove assunzioni nelle università (di per sé un’affermazione inconcepibile in quasi tutti i paesi del mondo) dando così compimento all’operazione di licenziamento dei precari, che ricordiamo sono tra 60000 e 90000 (dati MIUR 2009), che dalla scuola viene definitivamente estesa anche all’Università.
  • Governo (e rettori) chiedono quindi ai ricercatori strutturati di scambiare le proprie prospettive di carriera con il futuro dell’istituzione in cui lavorano. Noi precari, invece, auspichiamo che i colleghi strutturati indisponibili respingano uno scambio così indecente e continuino a schierarsi, come ribadito nell’assemblea nazionale a Roma il 17 Settembre 2010, a difesa dell’università pubblica, mantenendo ferma la loro protesta ad oltranza;
  • è inaccettabile la doppiezza di molti Rettori che negli Atenei si sono dichiarati contrari al DdL, mentre la CRUI con la mozione del 23/9 si è pronunciata decisamente a favore della “riforma”.  La CRUI, anziché rendersi complice delle politiche della maggioranza, vigili piuttosto sul rispetto della legge 311/58 che, lo ricordiamo, consente ai rettori di proseguire il mandato oltre l’età della pensione solo se al momento dell’elezione si trovavano nella oramai abrogata posizione di fuori ruolo.

Affinché la necessaria solidarietà dei precari verso i ricercatori indisponibili si traduca in azioni concrete, i precari devono diventare parte attiva della protesta. Per opporci allo smantellamento dell’università pubblica invitiamo perciò i precari  di tutte le università italiane a mobilitarsi nei giorni 4, 5 e 6 Ottobre 2010 con iniziative di protesta e assemblee locali che dovranno accompagnare tutto il percorso del DdL alla Camera.

Indiciamo per il prossimo Venerdì 8 ottobre 2010 a Bologna un’Assemblea Nazionale dei Precari della Ricerca e della Docenza delle Università, aperta a tutte le componenti dell’Università, della Ricerca e della Scuola, i cui studenti manifesteranno nelle città italiane proprio in quella giornata, per raccogliere la partecipazione alle iniziative locali e organizzarne di ulteriori, coordinandoci a livello nazionale, e per sostenere i 5 punti del documento introduttivo allegato, con l’obiettivo prioritario di rafforzare la mobilitazione unitaria di tutto il mondo accademico contro lo smantellamento di Università e Ricerca pubblica.

Infine, esprimiamo la nostra solidarietà verso tutti i lavoratori, precari e non, che durante questo durissimo periodo di crisi stanno difendendo il proprio lavoro, e riteniamo che l’unificazione delle lotte sia l’unica strada efficace per rispondere all’aggressione che tutti stiamo subendo. In particolare auspichiamo che la nostra assemblea possa rappresentare un momento di confronto con i precari che già si sono organizzati in settori vicini al nostro, come scuola ed enti di ricerca, oltre che con i tanti precari e lavoratori in appalto che lavorano negli atenei italiani.

Precari universitari della Ricerca e della Docenza
ricercatoriprecari-dibattito@googlegroups.com

Ricercatori Precari Bologna

ADI – Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani

Assemblea dei ricercatori e docenti precari dell’Università di Pisa

Coordinamento Nazionale Precari dell’Università FLC-CGIL

Coordinamento Precari della Ricerca Catania

Coordinamento Precari della Ricerca del Politecnico di Torino

Coordinamento precari dell’Università di Torino

Coordinamento Ricercatori Precari Unife – Ferrara

FLC Cgil Catania

FLC Cgil Padova

FLC Cgil Pisa

FLC Cgil Veneto

Gruppo degli assegnisti e dei ricercatori non strutturati di Siena

Laboratori Precari (ROMA)

LINK – Coordinamento Universitario

Precari Invisibili della Ricerca (UNICAL)

Rete29Aprile – Ricercatori per una Università Pubblica, Libera, Aperta

 


Nessun baratto

24 settembre 2010

Comunicato del Coordinamento Nazionale Precari dell’Università FLC-CGIL

Il coordinamento nazionale dei precari dell’università FLC-CGIL ritiene un ricatto intollerabile le dichiarazioni del Ministro Gelmini sulla possibilità di barattare “riforme in cambio di risorse” per le università, già vessate dai tagli indifferenziati imposti dallo stesso Governo.

Durante una crisi economica mondiale, tutti i principali paesi sviluppati investono più risorse nella ricerca e nell’istruzione, salvando questi settori dai tagli globali necessari. Solo in Italia si mortificano irresponsabilmente l’Università, la Ricerca, e la Scuola pubbliche e, insieme alle istituzioni, si danneggiano tutti coloro che vi lavorano con dedizione e senso di responsabilità.  Così si danneggia l’intero sistema-paese, al quale si negano le basi per uno sviluppo futuro. Nel 2009 la spesa italiana per l’università è stata pari a 7,485 miliardi di euro, nel 2010 sarà pari a 7,206 miliardi e nel 2011 a 6,130 miliardi. Un vero e proprio massacro per l’università pubblica, proprio nel momento in cui, secondo gli ultimi rilevamenti, un giovane su tre è disoccupato. Nel pieno della peggiore recessione economica e sociale dell’Italia repubblicana il Governo rinuncia  ad una delle poche opportunità di crescita e progresso che ha disposizione: la formazione pubblica di qualità.

L’annuncio di una nuova, piccola e misera dotazione finanziaria per gli atenei, promessa dal ministro Tremonti in cambio di una rapida approvazione del DDL insieme alla lista delle priorità annunciate da Gelmini – università statali e soprattutto non statali, borse di studio solo agli studenti meritevoli, passaggi di ruolo da ricercatore a professore associato – mette in luce, per l’ennesima volta, l’assenza di un qualunque reale progetto di riforma unitaria dell’università pubblica e denota solo una visione parziale e semplicistica dei problemi e delle necessità del sistema nazionale universitario. Non una parola, durante la conferenza stampa del 22 settembre 2010, ha speso il Ministro Gelmini sulla qualità dell’offerta formativa, sulle tutele del diritto allo studio, sulla didattica, sul reclutamento di nuovi ricercatori, sulla rimozione del blocco del turn-over e l’avvicendamento generazionale, sullo sviluppo della ricerca, sulla democrazia negli atenei, sul superamento dei limiti ormai accertati del 3+2. A fronte delle sempre più estese proteste nelle università, niente di concreto. Nessuna cifra, nessuna data, nessun fatto, nessun progetto.

Dietro l’azione del Governo non c’è nessuna concertazione con il mondo dell’università e della ricerca, nonostante i proclami del Ministro. Nessuna delle richieste avanzate in questi mesi dalle associazioni di categoria, dalle rappresentanze sindacali e studentesche, dai coordinamenti di ricercatori precari e strutturati è stata presa in considerazione. Nessuna attenzione è stata prestata al documento votato dall’assemblea nazionale dei ricercatori del 17 settembre 2010.

Il DdL Gelmini è rimasto immutato e trasformerà l’università in una improduttiva fabbrica di disoccupati e precari, accrescerà il potere degli attuali “baroni”, sia nella gestione dei concorsi universitari che nei luoghi della governance, consegnerà responsabilità strategiche ai Consigli di Amministrazione, prevedibilmente disposti ad ogni tipo d’ingerenza, ed infine, con l’introduzione della figura del ricercatore a tempo determinato allungherà la già durissima “gavetta” dei ricercatori in formazione senza nessun tipo di garanzia e tutela per il loro futuro. In questo scenario il proposito del Ministro Gelmini di non destinare alcuna quota delle risorse eventualmente disponibili a nuovi ingressi nelle università suona come una insopportabile ingiustizia per tutti i precari della ricerca e della docenza che negli ultimi anni si sono già visti sbarrare la strada da tagli al finanziamento delle ricerche, limitazioni al turn-over e rallentamenti delle procedure concorsuali.

I ricercatori precari ritengono inoltre gravissimo che il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca accusi di irresponsabilità nei confronti degli studenti e delle loro famiglie i ricercatori universitari strutturati che in questi mesi hanno contrastato il disegno di legge sulla riforma universitaria dichiarandosi “indisponibili” ad assumere carichi didattici non obbligatori per legge. Il coordinamento nazionale dei precari dell’università FLC-CGIL sostiene, invece, i colleghi ricercatori strutturati “indisponibili” della Rete 29Aprile e, insieme a loro responsabilmente, respinge con forza l’accusa di essere causa di disagio per gli studenti.

Il coordinamento ribadisce che nessun baratto è accettabile sulla vita e sul lavoro degli oltre 100.000 precari della ricerca e della docenza che oggi sostengono il funzionamento dell’università in Italia e, così come annunciato a Roma il 17 Settembre 2010, si impegna ad organizzare insieme agli studenti, ai ricercatori e ai docenti un’ampia mobilitazione nei giorni 4, 5, e 6 Ottobre per fermare l’approvazione del DDL Gelmini.

Roma, 24 Settembre 2010

Coordinamento Nazionale Precari dell’Università FLC_CGIL


Dai ricercatori di Rete 29a: serve una mobilitazione coordinata di ricercatori, precari e studenti

23 settembre 2010

Il 17 Settembre si è svolta a Roma l’assemblea nazionale dei ricercatori organizzata da Rete29Aprile a La Sapienza.

Il documento finale approvato è l’esito di un confronto serrato con gli studenti e i ricercatori precari prima e durante l’assemblea.

Non a caso Rete29Aprile insiste su:

  1. ruolo unico della docenza,
  2. finanziamenti per Ricerca e Università,
  3. diritto allo studio,
  4. contratto unico pre-ruolo,
  5. distinzione tra reclutamento e progressione di carriera,
  6. governance democratica e trasparente.

Studenti e ricercatori tutti hanno poi concordato un calendario di mobiltazioni simultanee previste in tutti gli atenei per il 4,5,6, Ottobre: l’anno accadmeico non può iniziare come se niente fosse.

Anche questo è un passo importante che, seppur riconoscendone il valore, proietta  l’indisponibilità alla didattica dei ricercatori strutturati su una dimensione più ampia e generalizzata di opposizione al DdL. Era ora.

La parola torni ai ricercatori precari nei prossimi giorni.


L’appetito vien lottando!

1 settembre 2010

Edizione straordinaria,

al PoliTO i ricercatori precari non fanno più la fame!

Dopo mesi di dura lotta, con occupazioni del rettorato e notti insonni ad organizzare le mobilitazioni, i precari del Politecnico di Torino ottengono concretamente il primo risultato: dal primo settembre almeno non moriranno più di fame!

Le criticità rimangono molte al Politecnico: centinaia sono i precari della ricerca che stanno perdendo il posto per mancato rinnovo contrattuale. Ma una prima vittoria, piccola e sincera, li rafforza, li unisce e mostra quale sia la strada giusta per imporre la loro piattaforma rivendicativa!

Qui sotto un primo comunicato del coordinamento precari Polito.

Buon appetito!

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Carissimi,

il rientro dalle vacanze porta una sorprendente notizia positiva.

Da oggi (1 settembre) gli *assegnisti post-doc* hanno diritto ai BUONI PASTO da 4,33 euro!

E’ un risultato importante che abbiamo conseguito con mobilitazioni, discussioni, incontri. Non l’avremmo ottenuto senza l’impegno del Coordinamento, l’apporto sostanziale delle RSU e dei sindacati ed il supporto e la partecipazione di tutti. Vogliamo pensare però che sia solo il primo risultato concreto di una lunga serie (diritti, trattamento delle criticità, bandi da ricercatore, ecc.), per cui avremo sempre più bisogno dell’appoggio ATTIVO e PARTECIPE di tutti.

Come fare per ottenere i buoni pasto: dal 1° di settembre 2010, presso gli Uffici dell’Area PAF ubicati in C.so Montevecchio n° 77 – 3° piano (si entra dal cortile), saranno distribuiti a tutti gli aventi diritto i primi 20 buoni pasto cartacei. Occorre comunicare la data di conseguimento del dottorato. ANDATE A RITIRALI AL PIU’ PRESTO!!!

L’amministrazione centrale aveva garantito che avrebbe mandato un mail a tutti  gli assegnisti per avvisarli.
Credo che nessuno di voi abbia ricevuto questa mail, non sono stati in grado…

Mi raccomando, continuiamo a lottare per i nostri diritti: tenetevi pronti!

– il Coordimento Precari della Ricerca del Politecnico di Torino

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